Léa dedicata a Chéri, di Colette

sabato 10 aprile 2010

Un po' di sole nell'acqua gelida - F. Sagan 1969






Un po’ di sole nell’acqua gelida
di Françoise Sagan


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Lui che aveva tanto amato l'amore e che aveva potuto farlo indifferentemente nelle circostanze più ridicole o più bizzarre, si ritrovava ora impotente, in fondo a un letto, vicino a una donna che gli piaceva, che era bella e che, per di più gli era cara.
(...)

L'edizione Bompiani che vive a casa mia, acquistata tra gli scaffali di Tara molto tempo fa, è la quarta edizione.
Le pagine profumano di usato, si colorano del tempo che è stato: giallognole, ma col riflesso della luce che sbatte sulla mia parete color arancio sembrano quasi rosa. Giuro.
(…)

Tratto da NUDO DI DONNA - titolo provvisorio
Incipit di un romanzo di Rose a cui lavora dal 2009

E già. Sofia ha amato un uomo per molto tempo e di quell’amore ne ha fatto un dono prezioso per sette anni.
Poi così come la vita all’improvviso sapeva mostrarsi cruenta, visionaria e delirante anche l’amore per Sofia acquisiva solo un peso insostenibile. Amare si trasformava in una rima stupida e diveniva d’improvviso un non sopportare e voler osteggiare ad ogni costo l’amore stesso.
Sofia negli anni e in finissime sfumature dure di vita quotidiana affinava col tempo un’indiscussa capacità: cominciava senza rendersene conto a prendere troppa confidenza e familiarità con sentimenti sgarbati, sconvenienti, instabili. Scopriva che la vita di Beniamino negli anni e con lentezza l’aveva condotta in una strada che, paradossalmente, prendeva distanze determinanti dall’amore. Sofia che amava il silenzio, la stabilità, la cura, la delicatezza, a poco a poco si ritrovava a sopravvivere e convivere con la confusione, la noncuranza di sé, la sfrontatezza, l’instabilità delle cose e di ogni sfumatura e questione che la circondava. E così i racconti di Sofia che nero su bianco vomitano brutture, sentimenti duri, devianti, deliranti e a volte d’abbandono, non avevano che un pregio: mettere Sofia ogni volta di fronte a quello che il tempo, le circostanze e la vita avevano fatto di lei e che lei per anni aveva dimenticato o rimosso perché vissuto con troppa voracità.
Capiva che aveva accolto e si era posto nella sua vita malamente e per lunghi anni un unico obiettivo e finalità: prendersi cura di Beniamino e incedere con iniziale inconsapevolezza verso l’allontanamento da se stessa. Ha la eco di un sacrificio tutto questo. Ma un sacrificio che a lungo andare si presentava nell’esistenza di Sofia come un’assoluta strategia di vita, un’autodifesa, o chissà, una semplice e inconscia arma di sopravvivenza, che dir si voglia.
E i sacrifici hanno il dono e il privilegio di essere un’offerta che si rende a qualcuno, a qualcosa. Sono una rarissima ma potentissima forma d’amore, di generosità, proprio come la scrittura; e come questa dunque sono necessari, vivono e richiedono costante pazienza, cura, tempo e dedizione.
Quando Sofia sceglieva di abbandonare l’amore era il tempo in cui aveva radunato tutte le sue magagne passate, ma percepiva indispensabile donarsi solo al sacrificio perché come per ogni questione anche per le sue faccende era giunto il momento della resa.
La resa di Sofia arrivava col fare di una questione elaborata negli anni ma con l’impeto di un qualcosa di imprevisto e accecante.
Lei non aveva alcun dubbio che la vita fosse un dono prezioso tanto quanto sapeva che con questo mondo che è farsa e apparenza non voleva avere nulla a che fare. Il ricordo della gravidanza di Irma ne era stata una chiara dimostrazione: un’allettarsi di sei mesi assolutamente necessario per farla venire al mondo. Ma non ci sarà forse un motivo perché qualcuno sceglie di non nascere? Ci vuole una generosità e una grazia inestimabile per capire che il diritto alla morte talvolta richiede un rispetto assoluto e doveroso.
(...)

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